sabato 2 gennaio 2016

Hermann Buhl

1952, una domenica mattina di luglio Hermann Buhl inforca la bicicletta e parte dalla sua abitazione a Landeck, Austria, diretto alla Val Bondasca.


La parete nord-est del Pizzo Badile
Centosettanta chilometri e due passi alpini dopo è sotto la parete nord-est del Pizzo Badile, salita per la prima volta da Riccardo Cassin solo quindici anni prima. In quell'occasione ci vollero tre giorni e i due compagni di Cassin morirono di sfinimento durante la discesa. Buhl ripete la salita, da solo, in quattro ore e mezza. Alcuni alpinisti che si trovavano in parete si accorgono di star assistendo a un evento eccezionale, contattano Buhl per congratularsi e gli promettono di festeggiare insieme a lui una volta ridiscesi. Lui però il lunedì dovrà presentarsi al lavoro: scende, torna alla bicicletta, ripone in fretta l'attrezzatura nello zaino, salta in sella e percorre a ritroso i 170km che lo separano da casa. Nel tornare un colpo di sonno lo fa addirittura uscire di strada e piombare nelle acque gelate dell'Inn. 
L'anno seguente sarà il primo uomo a salire il Nanga Parbat, 8124 metri. In quell'occasione raggiunge la vetta da solo e senza bombole di ossigeno, dopo una notte passata dormendo in piedi senza sacco da bivacco a ottomila metri di quota.
Morirà nel 1957, travolto dal crollo di un costone ghiacciato, mentre insegue un'altra avventura nel Karakorum.





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