giovedì 4 giugno 2015

Sonisphere 2015: Faith No More, Metallica, e la class action controLivenation

Negli ultimi due giorni ho sentito un gran parlare della class action che alcuni spettatori del Sonisphere vorrebbero intentare contro Livenation, organizzatore del festival.
Partiamo subito con le premesse: la class action al momento consiste nel mettere il like ad una pagina su facebook. I gestori della pagina hanno pubblicato un post in cui sostengono di avere un incontro con gli organizzatori fissato per oggi.
Ammetto di essere prevenuto nei confronti di facebook e di avere dei forti dubbi sul suo potenziale come mezzo comunicativo e ancor più come mezzo organizzativo. Quello che penso è che questa sparata della class action, portata avanti da persone che non hanno evidentemente alcuna esperienza nel campo, si scioglierà come neve al sole entro, uhm, un paio di settimane al più, come capita puntualmente con tutti i fenomeni di facebook.
Il fatto è che questa faccenda del Sonisphere 2015 meriterebbe per davvero un approfondimento da parte di un qualche genere di autorità.
Magari non della polizia, non è mai bello invocare l'intervento della polizia. Però boh, che so, un magistrato intraprendente, magari..
Io al Sonisphere ci sono andato, e vi dico cos'ho visto. La location prevista inizialmente -quella per cui ho pagato il biglietto- era l'Arena Concerti di Rho, adiacente alla fiera, un ambiente infelice ma di recente costruzione e decisamente più vasta della Assago Arena verso cui il festival è stato dirottato poche settimane fa. E qui probabilmente si è verificato il primo grave errore organizzativo: i biglietti per il gold-circle erano già sold out da mesi. L'arena di Rho, essendo molto ampia, poteva evidentemente ospitare un'area pit di dimensioni adeguate, ma di certo alla Assago Arena non c'era più spazio materiale per garantire il posto a tutti coloro che avevano acquistato il biglietto gold da 100 e passa euro. Il risultato è che molti di coloro che avevano l'ingresso gold non hanno potuto accedere all'area pit, e chi ci è riuscito si è comunque trovato in una situazione ai limiti del sopportabile, schiacciato in un'area transennata sovraffollata e lontana da tutti i servizi essenziali. Ho letto addirittura di persone che hanno dovuto fingere malori per poterne uscire perché la security, impreparata, lo impediva.
Tornando a noi, dal momento che delle band di supporto (Gojira, Meshuggah) non mi fregava un accidente io e la mia ragazza ci siamo regolati per raggiungere la location entro le 18.00, in abbondante anticipo rispetto al set dei Faith No More.
I parcheggi erano già completamente intasati e altre aree di sosta non ce n'erano. Abbiamo parcheggiato alla milanese, in mezzo a uno spartitraffico, dopodiché ci siamo incamminati verso la sedicente Arena. Dopo mezz'ora di cammino sotto il sole, e non prima di aver scavalcato due autostrade, siamo giunti in vista della materia del contendere: una striscia di asfalto tra il forum e l'autostrada, delimitata da due strade di servizio a carreggiata ridotta e da un recinto di container affastellati l'uno sopra l'altro per impedire ai non paganti di vedersi lo show a ufo. Camminando lungo la strada che conduce dal controllo biglietti agli unici due ingressi al recinto di container abbiamo potuto assistere allo spettacolo di una vasta umanità accampata sul terrapieno dell'autostrada, in condizioni pietose: evidentemente era l'unica zona in ombra di tutta l'Arena. Una volta dentro ci rendiamo subito conto che dello show sul palco non vedremo praticamente nulla. La zona compresa nel recinto di container è larga circa sessanta metri per quattrocento di lunghezza, ai bordi sono sistemati stand ristorazione. Inoltre il fondo è vecchio e fatiscente, l'asfalto è crepato e sollevato ed il palco si trova in un'assurda posizione sopraelevata cosicché dalla metà dell'arena fino alle ultime file gli spettatori non vedono altro che teste a perdita d'occhio. Ci sistemiamo in fondo perché in primo luogo c'è meno calca, e poi un modesto rilievo ci consente di avere quantomeno una visuale libera sul palco, benché sia lontano quasi quattrocento metri in linea d'aria.
L'Arena è già piena all'inverosimile, tuttavia continua ad arrivare gente. A riprova della condizione di overbooking all'esterno ci sono decine di bagarini che tengono quattro/cinque biglietti in ogni mano. Incredibilmente, in questo casino micidiale riusciamo a beccare Adam in maniera del tutto casuale: quarantamila persone, e Adam mi passa davanti mentre mangio un panino. E' salito con una certa combriccola da Finale Emilia, hanno riempito un pullman, lui ed il suo amico hanno comprato l'ingresso gold e portano al polso il braccialetto che dà accesso all'area transennata sotto il palco. Manca circa mezz'ora ai Faith No More e Adam ci lascia per tornare nell'area gold.
La zona riservata ai servizi igenici è super attrezzata. Ci sono, ordinati su tre file, non meno di cento box chimici. Il problema è che sono tutti in fondo all'arena: come faranno quelli che si trovano laggiù, in quel carnaio sotto al palco, a quattrocento metri di distanza? Gli stand che preparano panini e hot dog funzionano, ma per via delle assurde convenzioni che regolano questi eventi non possono distribuire bibite e per dissetarsi bisogna per forza fare la fila agli stand beck's iper affollati.

Arrivati a questo punto devo fare una precisazione. Quelli che ho descritto finora sono tutti dettagli sgradevoli, ma fin qui non c'è nulla di nuovo né di scandaloso: sapevo pefettamente a cosa andavo incontro quando ho acquistato il biglietto. Questa è purtroppo la norma nei grandi festival, è la norma per gli eventi organizzati nel nostro paese ed è la norma per gli eventi milanesi in generale.

Ma il palco è improvvisamente diventato bianco e sono comparsi vasi di fiori. Quel volpone di Mike Patton ha inscenato una sorta di San Remo preternaturale di fronte a un pubblico di metallari. Sale sul palco, i megaschermi lo inquadrano mentre ci saluta: "pirli, cazzarola! cazzarola cazzarola!".
Poi spara Motherfucker e incomincio a gasarmi. E' la prima volta che vedo i Faith No More e sono molto, molto più fighi di quanto immaginassi. Peccato doverli vedere dal maxischermo, però stanno suonando da dio. Land of Sunshine, Caffeine e poi Epic. Mike Patton comincia a mostrare i segni dell'età e la voce ha maturato qualche piccola sgranatura, ma la sua incredibile estensione di sei ottave è ancora lì a testimoniarci che abbiamo di fronte uno dei migliori interpreti rock di sempre, e che i Faith No More sono fra le migliori macchine musicali al mondo. Surprise, you're dead, Diggin the grave, Last cup of sorrow etc. sono intercalate dall'intrattenimento di Mike Patton, il quale non vede l'ora dar prova del suo italiano quasi perfetto.
Il top lo raggiunge in due fasi: "Siete Felici? Festa della Repubblica... John, it's their indipendence day.. oh sorry, i don't speak italian.. E devi imparare l'italiano, cazzo!". Risata generale, sincera e genuina.
Poi, durante l'esecuzione di Easy, fra una strofa e l'altra incita il pubblico dicendo "cantate, coglioni!" fino all'insulto finale "questo è un concerto rock, MERDALLARI!".

La messa a punto del palco dei Metallica impiega quasi un'ora e mezza, nel frattempo osservo preoccupato gli ingressi da cui continua a passare una fiumana di persone. Oramai il recinto/arena è saturo e si comincia a stare stretti perfino in fondo. Non oso immaginare come si stia più avanti. Finalmente calano le luci, si sente una cannonata: è il biondo che ci annuncia l'inizio del concerto. Sui megaschermi passano le scene finali di Il buono, il brutto, il cattivo, sulle note de L'estasi dell'oro di Ennio Morricone. L'emozione cresce e di fronte a me vedo una distesa sterminata di.... schermi di cellulari?! Ma ora su tutti gli schermi è inquadrato il faccione di James Heatfield, e la folla comincia a scaldarsi. "Excuse, me... i have an announcement.." gimme fuel, gimme fire, gimmishsauabosa!
Fuel fa parte di quella manciata di hit dei Metallica tamarri degli anni '90 che non mi sono mai piaciute, ma fortunatamente ce ne saranno poche: il pezzo successivo è For whom the bell tolls. E' evidente che i Metallica, dall'alto dei loro trentacinque anni di carriera, ce la stanno mettendo tutta, ma c'è qualcosa che non va. Stanno suonando tutti fuori tempo. E sugli schermi le immagini sono sfalsate di un secondo buono rispetto all'audio. Al termine della canzone mi accorgo che le immagini non sono in ritardo... sono in anticipo! Non ho idea di come sia possibile ritardare il suono in un evento di questa portata, di certo c'è che per chi sta sul palco la situazione dev'essere assurda. Per il resto però la band procede senza inciampare più (almeno fino a Fight fire with fire) e regala ai fan una scaletta di pezzi da lacrime agli occhi: Metal Militia, Disposable Heroes, Sad but True, Master of Puppets, One (eseguita sullo sfondo di uno spettacolo di luci veramente incredibile) Fade to Black, Seek and Destroy, Creeping Death. Arrivati a questo punto sono le 23.40 e decido che è tempo di levare le tende: non ho nessuna intenzione di rimanere bloccato qui per ore per colpa degli idioti che hanno stipato 40.000 persone in un recinto per animali. E poi ci sarebbe anche un'altra questione, e cioè che io amo l'umanità, mi piace la gente, ma a dosi limitate. Qui ce n'è decisamente troppa. Anche altri mangiato la foglia e si avviano verso le uscite mentre la band sta ancora suonando. All'estremità più lontana della strada che porta fuori, verso il piazzale del Forum, c'è un piccolo assembramento di persone. Effettivamente da quel punto si riesce a vedere il concerto attraverso un'apertura nel muro di container, con una visuale diretta a pochi metri dal palco. Fra queste ritroviamo Adam che si è rotto di stare schiacciato nel gold circle e se l'è svignata.
Ce ne andiamo sulle note di Nothing Else Matters e Enter Sandman, due pezzi iper inflazionati che non mi hanno mai entusiasmato e che non rimpiango di essermi perso. I Metallica hanno sfornato uno show di tutto rispetto, considerato il lungo corso della loro carriera, pur inciampando di tanto in tanto su alcuni dei virtuosismi più estremi dei loro vecchi pezzi.
James Heatfield ha abbracciato virtualmente tutto il suo grande pubblico chiamandolo continuamente "Metallica family" e regalando qualche simpatica battuta. Insomma, stanno un po' diventando i Nomadi del trash. Ieri sera ho letto dei disagi estremi per lasciare l'arena e delle conseguenti lamentele.
E' vero, verissimo che oggigiorno molte persone -anche grazie ai meccanismi perversi dei social network- non sono in cerca di cambiamento ma solo di pretesti per far polemica, del resto però è profondamente ingiusto che la vita di migliaia di persone venga messa a repentaglio da organizzatori senza scrupoli.
L'idea di un'area ad accesso limitato di fronte al palco è nata all'inizio degli anni 2000 con lo scopo di evitare le numerose vittime che la calca ha provocato in anni e anni di concerti rock. Scegliere di far pagare un sovraprezzo per accedervi è meschino, ma risponde perfettamente alle logiche di mercato. Ci si aspetta però che la sicurezza venga prima di tutto: l'area pit sovraffollata che diventa una trappola senza via di fuga è un paradosso.
Avendo un certo tipo di esperienza nell'organizzazione di eventi mi permetto di fare una piccola precisazione tecnica/burocratica sulla location. Ogni locale pubblico o luogo all'aperto ove vengono organizzati eventi viene periodicamente sottoposta all'esame di una commissione di vigilanza con sede nei grandi comuni o nei capoluoghi di provincia. Questa commissione produce un documento chiamato "parere tecnico" vincolante per l'apertura al pubblico di ogni location, in questo documento sono contenute le indicazioni per la sicurezza (numero di uscite di sicureza, vie di fuga, segnaletica, dispositivi antincendio, luoghi di medicazione etc.) e sopratutto la capienza massima. L'altroieri ho assistito a una situazione potenzialmente apocalittica in cui decine di migliaia di persone erano stipate in un recinto lungo e stretto, in cui le uniche uscite ad essere segnalate si trovavano ad una estremità e che comunque davano su una via di uscita larga non più di sei metri e lunga circa trecento. Le vie di fuga al'interno dell'area concerto erano totalmente assenti: per far passare il personale sanitario bisognava creare barriere umane e gli addetti alla sicurezza, privi di radio, si chiamavano a voce in un concerto metal...
Lascio immaginare cosa sarebbe successo in caso di una vera emergenza: crollo di una torre, cedimento del palco, calca eccessiva da disperdere, o anche soltanto un violento temporale. Quindi qui i casi sono due: o gli enti preposti al controllo di questa particolare location hanno cappellato di brutto, oppure chi aveva in gestione l'area per il 2 giugno scorso ha ignorato le misure di sicurezza che ne regolavano l'uso. In ogni caso gli estremi per un procedimento ci sono tutti.

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