lunedì 3 aprile 2017

Mark Rothko


- Sentite, ne ho piene le palle di queste cazzate - intervenne Max alle spalle del gruppo -e oltretutto credo di star cominciando a sprofondare nell’asfalto.
Di fatto il pomeriggio era piuttosto caldo perfino per il mese di luglio. Luca, Flavia e Marco-Stanca stavano in piedi all’angolo della via di fronte a uno dei totem pubblicitari della mostra, intenti a fissare la gigantografia di una tela di Mark Rothko da dietro le rispettive paia di occhiali da sole contraffatti. Il sole martellava uomini, donne, auto, alberi e volatili con la foga di un operaio stradale durante il primo turno.
- Stà zitto che mi sconcentri - fece Luca.
- Deconcentri - lo rimbeccò Flavia.
- È uguale Fla.
- Guarda Luca - azzardò Marco-Stanca - qui prende il 3G. Se volessimo farla fuori, visto che mi si sta arrostendo il cervello, io faccio una ricerca in google e vi dico-
- Assolutamente no - interruppe Luca -dobbiamo arrivarci da soli.
- Forse è un tramonto.
- Banale - commentò Flavia.
La voce di Max giunse dalle retrovie accompagnata da una sbuffata di fumo di sigaretta.
- È un’esplosione nucleare.
- Piantala, scoppiato. È qualcosa di introiettivo, per forza.
- Introspettivo - corresse Flavia.
- È uguale.
- No che non lo è… vabbè abbiamo capito lo stesso.
- In che senso introiettivo? - fece Max avvicinandosi.
- Adesso t’interessa l’arte? - gli fece Marco-Stanca.
- Guarda che io sono un purista del colore.
- Fai l’imbianchino - sottolineò l’altro.
- Il colore, ce l’ho, il colore dice qualcosa sulla vita di questo tizio - fece Luca schioccando le dita.
- Per me tu te lo sei annusato, il colore, insieme al diluente - disse Max ridendo grottescamente - andiamo?
- E piantala, purista del colore del cazzo, per una volta che facciamo qualcosa di elevato-
- Elevato! Questa è da raccontare! Senti, facciamola finita. Ci verrà un colpo di calore, io ho appena pranzato, ti ricordo.
- Io… - tentò Flavia.
- E allora?
- Sentite, forse…
- E allora vomito, anzi, ti vomito addosso, così te lo faccio io il quadro astratto!
- Sei un deficiente. Forse dovremmo provare a pensarci dopo fumata una bomb-
- No Luca, senti questa, il contorno giallo è la vita - disse Flavia disegnando un cerchio con la mano davanti a sé.
- Io ci sto, a patto che andiamo all’ombra.
- Zitto. Fla, dicevi?
- E gli altri due colori rappresentano i desideri e le colpe.
- Come i desideri e le colpe? Quale colore i desideri e quale le colpe?

Ma Flavia rispose solo “Non lo so”.
Il gruppo ammutolì e rimase in silenzio per lunghi, interminabili, secondi. Chi avesse potuto guardare al di sotto delle lenti scure degli occhiali avrebbe forse potuto cogliere un’ombra di dubbio primordiale attraversare loro gli occhi come una nuvola solitaria.
Poi Marco-Stanca si portò una mano al taschino della camicia e ne tirò fuori un minuscolo sacchetto di plastica.
- Chi ce l’ha una sigaretta?

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